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Il presidente Cordua: «Le Pmi non vanno lasciate indietro: sono l’ossatura del nostro sistema»

Pierlugi Cordua. Presidente di Apindustria Brescia

«Le pmi bresciane sono resilienti, ma hanno bisogno di supporto». Presidente Pierluigi Cordua, questo è il suo appello di alcune settimane fa. Poi la seconda ondata della pandemia ha travolto tutta la Lombardia: ora che tipo di sostegno necessitano le piccole e medie imprese?

«A differenza del primo lockdown, quando tantissime imprese erano state costrette a chiudere temporaneamente per contribuire a ridurre la curva del contagio, questa volta la gran parte delle pmi ha avuto la possibilità di proseguire l’attività. Dopodiché i consumi stanno avendo una forte contrazione e ricadute ve ne saranno. L’auspicio è che si sia costretti a chiudere il minor numero di attività: una chiusura generalizzata come quella di marzo e aprile avrebbe davvero effetti devastanti per la tenuta complessiva del Paese».

Quali sono i punti essenziali di un piano di rilancio del Paese e quindi di una provincia manifatturiera come la nostra?

«L’obiettivo di mandato è la massima concretezza rispetto alle esigenze degli associati»

«La prima necessità contingente è mantenere vivo il sistema produttivo ed evitare la chiusura definitiva delle attività. Questo significa che le attività in maggiore sofferenza, costrette alla chiusura o più penalizzate dal crollo dei consumi, devono essere sostenute con la necessaria celerità. Il tema di fondo, il grande tema che abbiamo davanti, è però quello del dare finalmente efficienza al sistema Paese. Le risorse del Next Generation Ue, quello che comunemente stiamo chiamando Recovery Fund, non possono essere sprecate in alcun modo e devono essere la base per affrontare finalmente i nodi strutturali del Paese. Parliamo di riforma fiscale, riforma della giustizia civile, burocrazia efficiente. Sono le fondamenta per lo scatto di produttività necessario che dovremo fare. In questi mesi abbiamo fatto una enorme operazione in debito per non affossare il sistema, per ripianarlo possiamo solo aumentare il Pil più di quanto si sia fatto ora e quindi dovremo essere più efficienti. Lo dobbiamo alle nuove generazioni».

Quali errori non si devono commettere?

«Non lasciare indietro le Pmi, l’ossatura del sistema produttivo italiano. Ci sono interi settori che sono rimasti scoperti, penso all’ho.re.ca., ma non solo. E non pensare che bastino i ristori: quelli sono necessari e vanno bene per il breve periodo, ma lo sforzo che abbiamo davanti è grande e serve consapevolezza».

Alla luce delle esigenze palesate dalle imprese, quali sono gli strumenti che Apindustria Brescia mette in campo?

«La nuova Giunta, il Consiglio e io siamo stati eletti a metà settembre. L’obiettivo di mandato, in continuità col recente passato, è la massima concretezza rispetto alle esigenze delle imprese associate. Questo significa essere presenti ai tavoli dove bisogna tutelare gli interessi delle aziende e servizi sempre più efficienti. L’ufficio sindacale va rafforzato per rispondere alle esigenze sempre più diffuse, penso al welfare aziendale che dà tanti vantaggi ai nostri collaboratori, ma non solo. Così come devono essere sempre più puntuali le attività dell’ufficio Internazionalizzazione o del sistema di Apiservizi. Sono attività che non devono generare utili per la nostra associazione, ma sono sviluppate nel solo interesse dei nostri colleghi imprenditori. Il nostro ruolo è chiaro e se i contratti Confapi riguardano un numero ben maggiore rispetto alle imprese associate un motivo ci sarà».

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