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Cordua: «Le nostre imprese possono mettere a sistema competenze e investimenti»

Brescia vanta un folto gruppo di piccole e medie imprese che negli ultimi cinque anni hanno registrato tassi di crescita notevoli. Sono piccole e medie aziende dai «grandi» numeri, peraltro «condannate» a crescere ulteriormente (soprattutto dal punto di vista dimensionale) dice il prof. Claudio Teodori nel commento allo studio realizzato da Università di Brescia e Giornale di Brescia.

Il presidente della Piccola Industria, Marco Capitanio

Presidente Pierluigi Cordua, conviene con questa posizione?

«In effetti, tra le opzioni per le nostre imprese, non c’è la possibilità di “congelare” un risultato di successo e pensare che sia duraturo. La vita di un’azienda è contraddistinta da una grande dinamicità, che l’imprenditore spera vada sempre nella direzione di una sana crescita. Negli anni il concetto stesso di Pmi è notevolmente mutato anche, e soprattutto, perché nella Pmi si esplicita al meglio il sistema dell’industria. Compreso tutto il set di innovazioni tecnologiche, di processo e sociali che cambiano il mercato a livello nazionale e non solo. L’impresa deve crescere nei numeri e nell’equilibrio contabile, certamente, ma nel tempo quel che servirà garantire è la qualità e la sostenibilità della crescita. E soprattutto della capacità delle nostre imprese di stare al passo delle rivoluzioni del mondo dell’energia, dell’innovazione, delle catene del valore che cambiano il mondo di oggi».

Sostenibilità, intelligenza artificiale, cybersecurity, mercati internazionali: di fronte a uno scenario contraddistinto da tutti questi elementi quali sono gli interventi principali che chiedete al governo?

«Il concetto di Pmi è mutato perché in queste aziende si esplicita al meglio il sistema dell’industria»

«Parafrasando il professor Teodori, tutto quello che può trasformare la “condanna” della crescita in una prospettiva positiva. Ovvero la valorizzazione di quanto permette di espandere le capacità produttive, il capitale fisso e le fonti di ricavi delle imprese. Aumentare ad esempio le soglie per la detrazione fiscale degli investimenti produttivi, alzare il credito d’imposta oggi al 45% sull’industrial IoT e il 5.0. Favorire tutto ciò che permette di alimentare i ricavi e stabilizzare gli investimenti. Garanzia per permettere di crescere a Pil, fatturati, occupazione».

Il piano su cui molti operatori hanno posto grande attenzione, vede la costituzione di filiere: una sinergia di mercato potrebbe, a suo parere, rispondere a un’esigenza dimensionale?

«Certamente. Anzi ne è la premessa fondamentale. Le imprese del nostro territorio hanno la possibilità di mettere a sistema competenze e investimenti sul tema della promozione di spazi di sostegno all’innovazione tecnologica e alla creazione di un ecosistema produttivo virtuoso. Questo permette di alzare l’asticella qualitativa del sistema e di rendere vincenti anche le stesse dinamiche competitive tra le aziende. Filiere comuni su settori come la nuova frontiera del automotive, la meccanica, la produzione di macchinari industriali possono vertere su nuove tecnologie come la manifattura additiva e l’interconnessione dei macchinari, su cui è vitale, per tutte le imprese di determinati settori, investire».

A cura di Numerica

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