Colpani: «Oggi i capitali alternativi e la sostenibilità sono prioritari per la strategia delle imprese»
L’emergenza sanitaria mondiale causata dal Covid-19 ha colto l’Italia in una fase di prolungata debolezza economica e il lockdown che si è reso necessario per fronteggiare il virus ha frenato ulteriormente le prospettive delle imprese per l’anno in corso, oltre a rendere ancora più incerto il futuro. I dati Istat ci dicono che, nonostante la forte asimmetria degli impatti sulle imprese determinata dal settore di appartenenza, per il 40% delle aziende il calo del fatturato è stato circa del 50% e per poco meno del 6% delle imprese italiane i mesi di blocco totale o parziale hanno già causato un deterioramento della liquidità tale da compromettere l’operatività nell’anno in corso. Al calo del fatturato e alle difficoltà legate alla liquidità si aggiungono, in molti casi, un aumento dei costi derivante dall’ottemperamento di nuove norme e l’adeguamento della produzione e dei processi alle regole dettate dalla pandemia, oltre agli effetti sulle filiere di approvvigionamento. Sfide inedite quindi si aggiungono alle incertezze fisiologiche del mercato e alle fragilità storiche del sistema Italia, ma a cui le aziende bresciane non si stanno sottraendo, dando prova di grande resilienza alle difficoltà», spiega Ivan Losio, Financial accounting advisory service.
«Vogliamo trasmettere un messaggio positivo in questo momento di grande difficoltà a causa della pandemia e delle conseguenti iniziative di contenimento prese dal Governo», affermano Stefano Colpani, partner di EY e professore a contratto di Revisione aziendale presso l’Università degli Studi di Brescia e Andrea Barchi, associate partner EY. «Vediamo che molti imprenditori locali stanno implementando strategie di sviluppo, possibilmente sostenibile, e di ridisegno delle loro aziende. In questo contesto di difficoltà la ricerca di capitali e di fondi alternativi e complementari al classico canale bancario diventa prioritaria» segnala Colpani. «La possibile quotazione, in particolare sul mercato Aim, che presenta procedure di quotazione semplificate e più veloci rispetto al mercato ordinario, diventa un’ipotesi sempre più da valutare».
«Spesso la diffidenza nei confronti dei mercati - e più in generale degli operatori finanziari differenti dalle banche - deriva da freni di tipo culturale, dovuti in particolare al tessuto "familiare" delle nostre imprese. Sbloccare però questo freno, passando progressivamente dal debito al capitale, a livello bresciano e italiano nel suo complesso, sarebbe un dato molto positivo per la solidità del nostro sistema economico» spiega Alberto Mazzoleni, partner EY e professore associato di Economia aziendale presso l’Università degli Studi di Brescia. «Le potenzialità ci sono. Da un’analisi condotta su un campione di oltre 1.500 imprese bresciane con fatturato tra i 5 e i 250 milioni, a cui abbiamo applicato un modello sviluppato all’interno dell’Osservatorio per lo sviluppo e la gestione delle imprese dell’Università di Brescia, risulta che circa il 66% può essere definito «investment grade» e cioè, sulla carta, per i fondamentali economico-finanziari di redditività e indebitamento che ha sviluppato, è da ritenersi affidabile per gli investitori istituzionali. Di questo campione, circa il 45% risponde potenzialmente alle richieste di un mercato come quello dell’Aim, che premia, ancor più che i fondamentali, le potenzialità di crescita».
«L’accesso al mercato dei capitali, oltre a supportare sotto il profilo finanziario lo sviluppo dell’impresa, rappresenta anche un’ottima occasione di visibilità sui mercati e un importante momento di crescita dell’organizzazione. L’apertura del capitale a soggetti terzi presuppone infatti un radicale cambiamento e un’elevata discontinuità rispetto al modello di proprietà-controllo basato sulla famiglia. Il ricorso al mercato dei capitali comporta la necessità di uscire da un modello di corporate governance autoreferenziale con sostanziale assenza di giudizio e accettare l’esposizione alla valutazione da parte di soggetti terzi sull’operato dei manager. Vengono, inoltre, drasticamente ridotti i tempi sia per assumere le decisioni sia per comunicare all’esterno i risultati economico-finanziari e le altre informazioni rilevanti».
Mazzoleni: «Spesso vi è diffidenza verso operatori finanziari diversi dalle banche Bisogna sbloccare questo freno»
A questo proposito diventa sempre più rilevante, ai fini di una migliore presentazione della società e in ottica di maggior trasparenza, la predisposizione e pubblicazione di un bilancio di sostenibilità, che illustra le performance non finanziarie dell’azienda e le modalità con cui essa contribuisce a mitigare i propri impatti e migliorare l’interazione con l’ambiente e il contesto sociale in cui opera.
«Integrare la sostenibilità nel business significa ripensare e ridefinire la strategia e i processi operativi per affrontare il cambiamento e rispondere ai bisogni e alle aspettative del mercato e della società, con l’obiettivo di accrescere la competitività e la redditività duratura» illustra Losio.
«A riguardo - spiegano Colpani e Barchi - bisogna sottolineare che c’è grande attenzione sia da parte dei regulators sia della Commissione europea e, nell’ambito delle consultazioni in corso, si sta valutando la possibilità di estendere l’obbligatorietà dell’informativa non finanziaria (ora delle sole aziende quotate di grandi dimensioni) anche alle aziende non quotate o ad aziende di minori dimensioni nel medio periodo. Inoltre si sta assistendo a un crescente impatto sulle aziende BtoB che sono sempre più coinvolte dalle società BtoC con cui si relazionano che, storicamente, sono soggette a importanti pressioni da parte dei consumatori finali, con conseguenti necessità/obblighi di rendicontazione anche lungo la propria filiera e catena del valore».
Per comprendere come le imprese bresciane stanno evolvendo i loro comportamenti verso un’integrazione della sostenibilità nel business, anche alla luce dei cambiamenti macroeconomici globali, EY collaborerà con l’Osservatorio per la gestione e lo sviluppo delle imprese dell’Università degli Studi di Brescia a una ricerca sul nostro territorio che mira a raccogliere informazioni e dati relativi ai processi e ai cambiamenti messi in atto all’interno delle imprese per favorire lo sviluppo, l’integrazione e l’implementazione della sostenibilità nelle strategie aziendali e nei modelli di business. I risultati saranno oggetto di confronto con un campione nazionale che EY sta indagando e verranno presentati in collaborazione con il Giornale di Brescia nel corso del primo semestre del 2021.
L’analisi economica delle prime mille imprese per fatturato e delle 1000 Pmi cresciute di più negli ultimi 5 anni
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