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Pasini: «L’impresa del futuro sarà digitale e sostenibile»

Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia

Nei primi nove mesi dell’anno, la produzione industriale bresciana ha riportato un -17,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono gli effetti dell’emergenza sanitaria che frena la crescita del nostro Paese e che ha reso ancora più complicata una fase congiunturale già di per sé difficile. Presidente Giuseppe Pasini, di fronte a uno scenario di questo tipo Brescia non è rimasta con le mani in mano: nell’ultima assemblea generale di Confindustria Brescia ha evidenziato la "grande vocazione" del nostro sistema produttivo nel servire - nonostante gli imprevisti - i mercati internazionali e la sua capacità «di preservare le catene del valore». Brescia sta sostenendo un enorme sforzo, di che supporti ha necessariamente bisogno?

«Partiamo da quelle che sono le indicazioni positive, in particolare proprio dalla capacità delle nostre imprese di intercettare le opportunità internazionali. Abbiamo più volte sostenuto, come Confindustria Brescia, l’importanza di saper creare legami e opportunità fuori confine, consapevoli di essere inseriti in una catena europea e globale del valore. I numeri testimoniano che siamo ancora al quarto posto nella classifica nazionale delle province con 6,7 miliardi di euro di bilancia commerciale nel primo semestre 2020: si tratta di cifre che testimoniano la solidità, nonostante la pandemia da Covid-19, del Sistema Brescia. Su questa rotta va costruito il nostro futuro, raccogliendo la sfida dell’innovazione verso nuovi modelli di sviluppo. Allo stesso tempo siamo però convinti che nessuno - provincia, regione o nazione - possa farcela da solo: in tal senso, un supporto imprescindibile sarà rappresentato dalle risorse di Next Generation UE, fondamentali per sostenere e rilanciare le economie dei Paesi europei. Senza dimenticare il piano nazionale: sotto questo profilo, abbiamo accolto con favore le recenti affermazioni del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli sull’accordo relativo ai 100 miliardi di liquidità garantita dallo Stato grazie alla riforma del Fondo di Garanzia per le Pmi.

«Il sistema Brescia raccoglierà la sfida dell’innovazione verso nuovi modelli di sviluppo»

Brescia può contare su aziende solide e su una manodopera di primo livello, probabilmente uscirà anche da questa crisi da Covid a testa alta. Poi, però, cosa l’aspetta all’orizzonte? Quali sono gli obiettivi improcrastinabili, guardando ad esempio al 2030?

«Li sintetizzerei in due concetti: digitalizzazione e sostenibilità. L’impresa del futuro non può che essere questa, in linea con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Come Confindustria Brescia vogliamo essere attori protagonisti di questo cambiamento, e abbiamo deciso di promuovere, in collaborazione con Prometeia e Università degli Studi di Brescia, il progetto «Brescia Regeneration». Si tratta di un’iniziativa che mira a delineare gli scenari futuri del nostro territorio, fissando come orizzonte proprio quello del 2030, sviluppando un confronto tra Brescia e altri territori europei a vocazione manifatturiera, che integri gli impegni verso uno sviluppo economico e sostenibile, il miglioramento della qualità della vita, l’innalzamento della scolarizzazione dei giovani. Sono obiettivi ambiziosi, ma imprescindibili: siamo partiti da un’attenta analisi dei dati per muoverci poi sul terreno della prospettiva strategica, con il coinvolgimento di 8 settori manifatturieri, 100 aziende e 10 esperti di tematiche varie. Da questo studio, emergerà un report in cui stileremo le azioni necessarie al sostegno dell’imprenditoria bresciana nel decennio che abbiamo davanti. Sul versante della sostenibilità, voglio inoltre ricordare la nascita a Brescia del Centro Sviluppo Sostenibilità, promosso insieme a numerosi partner istituzionali, che consentirà l’attuazione concreta, coordinata e trasversale di progetti su tale tematica. Un passo in avanti verso il nostro sogno di rendere Brescia la capitale dell’economia circolare».

Si parla tanto di digitalizzazione, internazionalizzazione e sostenibilità come ingredienti virtuosi di un’auspicata ripresa. Non crede che ad essi si debba aggiungere anche una buona dose di formazione?

«Questo è il punto centrale. La formazione deve andare a braccetto con la valorizzazione dei giovani talenti, che si scontra però con un quadro nazionale in chiaroscuro. Oggi il 22,2% dei giovani tra i 22 e i 29 anni non studia e non lavora. Stiamo perdendo un grande patrimonio, e allo stesso tempo siamo consapevoli che le nostre imprese hanno necessità di professionisti che non riescono a trovare, in particolare per quanto riguarda i laureati in materie tecnico-scientifiche, senza dimenticare i diplomati in percorsi tecnici e professionali. Un ambito in cui il nostro Paese continua a pagare un pesante ritardo nei confronti, ad esempio, della Germania. Come Confindustria Brescia stiamo provando a colmare questo divario, investendo nell’istruzione terziaria professionalizzante. Ricordo «Its - It’s My Future», il sistema di istruzione tecnica superiore: siamo presenti come soci nelle Fondazioni Its di maggior interesse per le aziende associate. A livello universitario, abbiamo avviato uno sportello per diffondere il dottorato di ricerca nelle nostre imprese: se vogliamo che l’innovazione pervada le nostre aziende, dobbiamo investire anche nell’istruzione di più alto profilo. E sempre in ambito universitario abbiamo avviato il progetto Lif (lezioni in fabbrica) con l’Università degli Studi di Brescia per inserire nell’attività didattica delle lauree magistrali la formazione direttamente in azienda. Con Fondazione Aib, inoltre, abbiamo sostenuto il rilancio di Isfor e lo sviluppo del Liceo Guido Carli per rafforzare l’offerta formativa partendo fin dalle scuole superiori. La Fondazione Aib è un nostro patrimonio da tutelare e accrescere, un’ulteriore testimonianza del nostro impegno quotidiano sul versante della formazione».

«La formazione deve andare a braccetto con la valorizzazione dei nostri giovani talenti»

Presidente Pasini, il suo mandato volge al termine e contestualmente il nostro sistema produttivo si trova a sostenere una delle sfide più impegnative: quali strumenti Confindustria Brescia metterà a disposizione dei suoi associati, che inevitabilmente produrranno i loro benefici anche nel lungo periodo?

«Oltre al già citato Brescia Regeneration, e all’impegno trasversale in formazione, digitalizzazione e sostenibilità, voglio ricordare la partecipazione attiva della nostra Associazione alla vita culturale bresciana, testimoniata dall’adesione all’Alleanza per la Cultura di Fondazione Brescia Musei, insieme all’ingresso nella Fondazione Teatro Grande. Sono convinto che si tratti di una scelta importante nel lungo periodo, che certifica una volta di più l’attenzione al territorio di Confindustria Brescia. Credo che la crisi causata dalla diffusione del Coronavirus abbia dimostrato l’importanza, come non mai, per le imprese di avere al proprio fianco un’associazione in grado di supportarle in ogni ambito - fiscale, legale, sindacale, ambientale e molto altro - nei momenti di difficoltà: non abbiamo mai abbassato la guardia, siamo sempre stati al fianco dei nostri associati con tempestività e professionalità. E così continueremo a fare».

A cura di Numerica

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