Nell’anno più duro della pandemia vi è stato un crollo della produzione industriale italiana dell’11,4%. Nonostante un inevitabile calo dei volumi di attività, le Pmi bresciane hanno mostrato una resilienza che ha permesso loro di superare i momenti più difficili della crisi e quindi cogliere i benefici della ripresa. Restano comunque delle incertezze che segnano il futuro delle nostre aziende: presidente Pierluigi Cordua proviamo a tracciare insieme i tratti principali dell’attuale fase congiunturale, evidenziando i punti più critici.
«La ripresa è evidente, i volumi sono notevoli, i fatturati sono in crescita, l’export è a livelli record. Tutti gli indici dicono che le Pmi stanno ottenendo performance addirittura superiori alle attese, a conferma di un tessuto molto reattivo e in grado di riscattarsi in tempi rapidi. Dopodiché è bene rimanere umili e vigili. In questo momento la pandemia sembra aver ripreso un nuovo slancio a livello europeo e l’allerta deve restare alta ed è positiva la prudenza con cui sta procedendo il Governo a riguardo: tenere in sicurezza il territorio è infatti fondamentale per la salute dei cittadini e per il consolidamento della ripresa. Vi è poi da ricordare che i fatturati sono sì in crescita ma, a causa dell’aumento dei costi delle materie, dell’energia e della logistica le marginalità sono in realtà in calo. In crescita è anche l’inflazione e anche per questo auspichiamo che la riduzione delle tasse (in Finanziaria sono 12 miliardi) vada a incidere in particolare sul cuneo fiscale, facendo aumentare le busta paga ma rallentando al contempo l’arrivo dell’inflazione sui salari lordi. Insomma, andiamo bene ma gli elementi di incertezza sono ancora parecchi».
Di fronte a questo scenario, quali sono gli strumenti a disposizione delle Pmi per intraprendere un percorso di crescita strutturale?
«La cultura d’impresa diventa ancora più importante ed è necessario capire le tendenze in atto»
«La cultura d’impresa diventa ancor più importante ed è necessario essere in grado di capire le correnti e le tendenze in atto. La sostenibilità è oramai un dato di fatto, lo si percepisce anche dall’attenzione che i mercati finanziari e lo stesso sistema bancario vi dedicano in termini di investimenti e finanziamenti. Questo comporta un ripensamento al modo in cui si progettano gli stessi prodotti. In questo quadro anche il ruolo associativo assume un rilievo maggiore. Siamo un bacino di incontro e di scambio di esperienze per l’imprenditore, promuoviamo corsi e offriamo servizi, svolgiamo un’opera di sensibilizzazione di stimolo per gli associati».
Il vostro giudizio sul Governo Draghi è stato fin qui molto positivo, ma all’Esecutivo Apindustria Confapi Brescia non ha perso occasione per chiedere il mantenimento delle garanzie istituzionali: cosa intendete nello specifico con questa richiesta?
«L’impresa deve essere competitiva, innovare, lavorare sui processi e sui prodotti ma non è da sola nello spazio, è inserita in un sistema. E se questo sistema funziona in modo efficiente anche l’impresa ne gode i vantaggi. Per cui l’efficientamento del sistema è importante, dallo snellimento della burocrazia che pesa ancora tantissimo, alla giustizia e al fisco solo per citare alcuni macro capitoli. La stessa rivoluzione green, su cui siamo tutti d’accordo, comporta in questa fase anche costi più elevati. Bisogna saperlo, non nasconderlo, ed è necessario che le istituzioni operino per non mettere fuori mercato le imprese ma le accompagnino e le sostengano in questa trasformazione».
L’analisi economica delle prime mille imprese per fatturato e delle 1000 Pmi cresciute di più negli ultimi 5 anni
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