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Il presidente Gussalli Beretta: «I grandi gruppi bresciani hanno retto l’urto»

Nel terzo trimestre 2021 la locomotiva Brescia ha rallentato il passo, ma non ha smesso di correre, recuperando quasi interamente quanto perso nel primo anno di pandemia. Sul futuro del nostro comparto manifatturiero pesano alcune incertezze. Presidente Franco Gussalli Beretta attualmente quali sono le principali difficoltà che frenano la ripresa delle attività post Covid?

Franco Gussalli Beretta,

«Partiamo dagli aspetti positivi: il rallentamento della produzione industriale bresciana registrato tra luglio e settembre è quasi fisiologico, data la chiusura estiva delle nostre aziende. Si tratta comunque di un trimestre capace di registrare una crescita in doppia cifra (+13,7%) sullo stesso periodo del 2020 e del secondo valore positivo più elevato di tutta la serie storica. Sono indicazioni incoraggianti, che si aggiungono a quelli ricavate dal Centro Studi di Confindustria Brescia nell’indagine sui principali gruppi industriali bresciani, capaci di reggere l’urto della pandemia in modo migliore rispetto a quanto avvenne con la Grande Recessione del 2008/09. Questo è avvenuto grazie alla capacità delle nostre aziende di aumentare la propria dotazione patrimoniale nel corso degli anni. In tale contesto, abbiamo quindi davanti un’opportunità e una criticità. L’opportunità è rappresentata dall’utilizzo della grande liquidità attualmente a disposizione, che dovrà servire a implementare progetti di ampio respiro e investimenti sostenibili; la criticità, ormai di lunga data, è invece il reperimento delle materie prime, unito al rialzo del costo dell’energia».

Lei pensa che il nodo del reperimento delle materie prime si "scioglierà" a breve?

«Il Pnrr è una delle più grandi opportunità che il nostro Paese abbia mai avuto a disposizione»

«Non è un fenomeno di facile lettura, a maggior ragione perché legato a situazioni di tipo globale. Il problema principale è che oggi i forti rincari dei prezzi delle materie prime non riescono a essere interamente trasferiti sui prezzi di vendita, erodendo la marginalità delle imprese. Un tema delicato, a maggior ragione a Brescia, provincia caratterizzata da un sistema manifatturiero, e quindi strettamente legato all’utilizzo delle materie prime. Purtroppo, in un quadro come quello appena descritto, la speculazione finanziaria continua a trovare terreno favorevole, individuando nelle materie prime un’ottima alternativa di investimento, che ne accelera i continui rincari. Servirà un’inversione di tendenza trasversale ai vari attori coinvolti per risolvere il problema».

La crisi scatenata dalla pandemia pare abbia modificato il paradigma su cui originariamente le aziende costruivano il loro "fare impresa": innovazione e sostenibilità sono diventati due elementi imprescindibili per ogni realtà economica. Concorda?

«Certamente, e si tratta di temi su cui investiremo molto nel mio quadriennio alla guida di Confindustria Brescia. Innovazione e sviluppo digitale sono determinanti per il successo delle nostre imprese e l’Associazione sarà al loro fianco nel processo di cambiamento. I recenti eventi della pandemia hanno portato ad un’enorme accelerazione nei processi di adozione digitale di tutti gli strati della popolazione: la velocità con cui le aziende sapranno compiere il circolo virtuoso richiesto sarà la determinante della loro sopravvivenza. Un ruolo chiave dovrà essere svolto, in tal senso, da InnexHub e Csmt, sviluppando progetti di ricerca interaziendali con il coinvolgimento dell’Università. Centrale è anche la sostenibilità, tema recentemente affrontato anche in Summit, l’evento annuale del nostro settore Terziario: in questo ambito, sarà imprescindibile un’adeguata azione di relazione con le Istituzioni locali e nazionali. Le esperienze di successo del territorio dei settori più esposti quali, ad esempio, la siderurgia, dimostrano come le avanguardie tecnologiche rendano possibile la convivenza tra impresa e territorio nel pieno rispetto dell’ambiente e della sicurezza dei lavoratori. Come Confindustria Brescia, svilupperemo un’azione progettuale per assicurare un cambio di passo sulla visione che le aziende esprimono sul tema, favorendo la diffusione operativa di concetti come carbon foot print, bilancio energetico, utilizzo di energie rinnovabili, ciclo integrale del rifiuto. Fondamentale sarà anche la spinta che Confindustria Brescia potrà dare al Centro Sviluppo Sostenibilità, frutto dell’Accordo di Partenariato siglato lo scorso novembre».

In quest’ottica il Pnrr rappresenterà di sicuro un sostegno importante per il futuro del sistema Brescia, non crede?

«Siamo di fronte a una delle più grandi opportunità che il nostro Paese abbia mai avuto. E dobbiamo salire, necessariamente, su questo treno. Confindustria Brescia ha da poco lanciato, come capofila, un tavolo di lavoro aperto a tutti i principali attori del sistema economico e istituzionale, che possa consentire di intercettare, per l’intero territorio bresciano, i fondi previsti dal Pnrr attraverso progetti condivisi. Tengo a precisarlo: non stiamo portando avanti un discorso meramente economico, ma dal valore complessivo più ampio. In particolare, ci siamo mossi seguendo una precisa metodologia di lavoro: abbiamo deciso di chiederci cosa fosse davvero contenuto nel Piano e come agire per sfruttarlo nel migliore dei modi, partendo dalla volontà di selezionare quei progetti in cui Brescia potesse eccellere. Per questo motivo, le progettualità che vorremmo identificare includono sia proposte in qualche modo già attivate sul territorio dai vari soggetti, con diversi livelli di maturità, sia proposte ancora potenziali, che grazie al Pnrr possano trovare pieno compimento, a vantaggio del territorio bresciano».

A tal proposito, un altro elemento fondamentale per la crescita delle imprese, lo giocherà la formazione. Un fattore su cui Confindustria pone da sempre massima attenzione e che, involontariamente, mette in risalto anche le complicazioni attualmente palesate dalle nostre aziende nel reclutare profili professionali di un certo tipo.

«Svilupperemo dei progetti volti a creare un sistema coordinato di formazione tecnico-scientifica»

«Sul tema del capitale umano abbiamo adottato un approccio preciso e metodologico, partendo da quanto emerso negli scorsi mesi dalla ricerca #BresciaRegeneration e da quella che è ormai diventata una carenza cronica di profili tecnici specializzati all’interno della nostra provincia. Si tratta di un gap che dobbiamo recuperare ad ogni costo. L’idea è quella di sviluppare una serie di progetti per la creazione di competenze a tutti i livelli, creando un sistema coordinato di formazione tecnico scientifica che vada dai Cfp al Collegio Lucchini per Dottorandi e al Csmt per creare spin off, in modo da formare i nostri giovani e di attrarne da tutta Italia e dall’estero. Saremo inoltre attivi protagonisti nel piano volto ad accrescere a 30.000 gli iscritti alla formazione Its e proseguiremo il nostro impegno nell’ambito di Fondazione Aib, da sempre in prima linea nella formazione. Si tratta, in generale, di una serie di azioni parallele, ma coordinate, che riteniamo possano incidere nel breve e medio periodo, garantendo alle nostre imprese la possibilità di soddisfare la loro ricerca di addetti, e quindi di proseguire sulla strada di crescita intrapresa negli ultimi anni».

A cura di Numerica

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