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Il presidente Moretti: «Abbiamo assistito a un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato»

In un anno contrassegnato dalla pandemia, inevitabilmente anche il mercato del lavoro di Brescia ha perso vivacità ed è rimasto contrassegnato dalla prevalenza di nuovi contratti "flessibili". La fotografia scattata dalla Regione Lombardia, grazie ai dati raccolti ed elaborati dalla Provincia di Brescia, conferma che nel 2020 sono stati avviati 168.188 rapporti di lavoro e contestualmente ne sono cessati 152.284. Presidente Gianluigi Moretti, a distanza di quasi un anno, tenendo conto della ripresa che ha rivitalizzato il nostro comparto manifatturiero, si sono registrati anche dei miglioramenti dal punto di vista occupazionale?

Gianluigi Moretti

«Direi di sì. La ripresa economica iniziata lo scorso marzo ha prodotto un effetto positivo sul mercato del lavoro e nel primo semestre 2021 l’Inps ha registrato oltre 3,3 milioni di attivazioni di rapporti di lavoro con quasi 2,4 milioni di cessazioni e un saldo positivo di oltre 925.000 contratti. È abbastanza normale che in un periodo di ripartenza, quindi caratterizzato ancora dall’incertezza, le imprese preferiscano forme di flessibilità e che pertanto la maggior parte dei contratti utilizzati siano quelli a tempo determinato o in somministrazione. Però abbiamo assistito anche ad un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato che sempre secondo i dati INPS nel primo semestre 2021 sono state più di 552.000 al quale vanno aggiunte le trasformazioni dei rapporti a tempo indeterminato. Un segnale positivo sul lavoro arriva anche dai dati sulla cassa integrazione il cui utilizzo si è fortemente ridotto. Infine, e direi per fortuna, non abbiamo assistito al temuto effetto licenziamenti dopo lo sblocco che per il settore della manifattura e delle costruzioni è intervenuto a decorrere dal 1° luglio scorso. È lecito aspettarsi che questi dati vengano confermati o addirittura migliorino entro fine anno ed inizio anno prossimo, seppur non in maniera uguale in tutti i settori di attività».

In questi ultimi mesi, oltre alle difficoltà nel reperire materie prime, le imprese hanno palesato anche diverse complicazioni nel recuperare nuovi addetti. Un paradosso, non le pare?

«Le nostre imprese stanno comunque facendo fatica a trovare specifiche competenze»

«Vero. In questo contesto di crescita le nostre imprese stanno assumendo ma faticano a trovare le competenze che servono e i lavoratori non sono in grado di intercettare velocemente le offerte di lavoro che provengono dalle aziende, finendo così per prolungare la loro disoccupazione. Quello del "mismatching" esistente fra domanda e offerta di lavoro è un problema cruciale.

Il Pnrr ha messo a disposizione svariati miliardi di euro per il rilancio delle politiche attive del lavoro e il potenziamento dei centri per l’impiego. Oggi, dunque, a differenza del passato le risorse economiche ci sono e sarà fondamentale che operatori pubblici e privati, collaborino per creare quel circolo virtuoso in cui chi cerca lavoro possa essere accompagnato verso una nuova occupazione ma anche nel quale chi ha già un lavoro sia spinto verso una maggiore occupabilità nella stessa azienda attraverso l’aggiornamento delle proprie competenze».

Eppure gli ultimi dati diffusi dall’Istat, aggiornati al mese di settembre, riportano una ripresa del mercato del lavoro in Italia che però non riguarda i giovani. Anzi. Secondo l’Istituto di statistica la disoccupazione giovanile sfiora il 30%. In base al vostro osservatorio, lo stesso fenomeno si è replicato anche nel Bresciano?

«Il problema della disoccupazione giovanile è presente anche a Brescia. In questi giorni ci stiamo occupando giustamente di transizione ecologica e transizione digitale ma dovremo urgentemente tornare, meglio iniziare ad occuparci seriamente anche di transizione generazionale. In Italia i giovani che non studiano e non lavorano, i famosi "Neet", sono in media il doppio che nel resto dell’Europa e il triplo della Germania e il quadruplo dell’Olanda. Anche le imprese create da giovani sono in calo. Dovremo pensare ad un nuovo approccio. Oggi i giovani, ma anche i meno giovani, sono attratti da chi gli offre una maggiore retribuzione ma cercano anche sistemi di lavoro che gli permettano di "vivere di più" di attuare cioè un miglior bilanciamento tra vita privata e lavoro. Questo credo che le nostre imprese lo vedano ogni volta che si trovano ad affrontare un colloquio di lavoro».

In questo contesto che ruolo hanno il welfare aziendale e la formazione?

«Avremo un ruolo fondamentale rimanendo al fianco delle aziende per rilanciare l’occupazione»

«Tutte le imprese si trovano a competere in un mercato sempre più ampio e in continua trasformazione, con competitor che arrivano da tutto il mondo. La transizione ecologia e quella digitale porteranno alla creazione di nuove figure professionali che probabilmente saranno legate ai settori tecnologici e dell’informatica ma in ogni caso saranno richieste figure molto qualificate e formate. Per questo motivo bisogna allenare le persone ad essere flessibili e preparate a cambiare. Bisogna costruire una base di competenze abilitanti, che permetta ai lavoratori di essere dinamici e capaci di imparare a svolgere nuove mansioni a più alto valore aggiunto e la formazione in questo contesto è fondamentale e costituisce una importante opportunità di crescita per i lavoratori ma anche per le stesse imprese. Perciò molte aziende inseriscono sempre più frequentemente nel proprio piano di welfare aziendale la formazione dei dipendenti».

E sempre in questo contesto quale ruolo svolge l’Ordine che le presiede?

«Come Consulenti del Lavoro anche noi avremo un ruolo fondamentale. Ricordo che i Consulenti del Lavoro per il tramite della Fondazione Nazionale Consulenti per il Lavoro si occupano di politiche attive a 360 gradi: promuoviamo tirocini formativi extracurricolari che nella stragrande maggioranza dei casi si trasformano in veri e propri contratti di lavoro, ci occupiamo di intermediazione, ricerca e selezione del personale oltre che della gestione di tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni nazionali o locali che sono volte a favorire l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro. Penso ad esempio all’assegno di ricollocazione, garanzia giovani, il fondo nuove competenze fino ad arrivare al recentissimo Garanzia di Occupabilità dei lavoratori meglio conosciuto come GOL. Su tutti questi temi nelle ultime settimane abbiamo iniziato una importante collaborazione sia con Regione Lombardia che con ANPAL Servizi allo scopo di sensibilizzare e supportare tutti i Consulenti del Lavoro e di conseguenza le nostre aziende assistite su tutte le opportunità offerte per rilanciare l’occupazione».

A cura di Numerica

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