La riforma fiscale recentemente delineata dal Governo Draghi è un tema caldo per l’Ordine dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Brescia. Presidente Michele de Tavonatti, partiamo dal disegno di legge delega per la tanto attesa riforma del sistema fiscale approvato dal Consiglio dei ministri, qual è il suo giudizio?
«Aspettiamo di vedere la parte esecutiva. Si parla di una riduzione delle imposte tra gli 8 e i 10 miliardi. Importante è la riduzione del cuneo fiscale e riguardo l’Irpef l’attuale formulazione scaglioni/aliquote è molto appiattita, a netto sfavore del ceto medio che negli ultimi decenni è stato fiscalmente bastonato. Siamo quindi per rimodulare le aliquote Irpef, che non possono essere considerate solo ai fini dell’introito erariale, mentre devono essere improntate ad una maggiore equità fiscale ed una vera redistribuzione del reddito. Sul fronte imprese invece si deve considerare la concorrenza fiscale con gli Stati europei, che porta alla delocalizzazione delle sedi anche produttive. È evidente che la riforma non può essere fatta a saldo zero. Riuscirà se il Governo Draghi potrà svincolarla dall’impostazione di necessità del bilancio e, grazie alle risorse del Pnrr, destinarla al taglio del cuneo fiscale per i dipendenti e alla riduzione delle imposte per lavoratori autonomi. Come Consiglio Nazionale ci siamo resi disponibile come esperti ad interfacciarci sulla questione».
Come vede l’attuale congiuntura economica: riconosce un'importante crescita di tutto il sistema manifatturiero, ma con incognite legate all’evolversi della pandemia e ai rincari delle materie prime?
«Il problema maggiore è il rincaro delle materie prime e la scarsità di alcuni elementi del ciclo produttivo che grava soprattutto sulle imprese del territorio, mi riferisco in prevalenza alle Pmi manifatturiere. Usciamo dal periodo pandemico dove chi era indebitato ora lo è più di prima, mentre i ricavi non sono migliorati. È evidente che il costo delle materie prime incide sui margini operativi e sui cicli finanziari».
Economia circolare e transizione ecologica per il momento sono degli auspici: se entro il 2035 tutte le auto dovranno essere elettriche, cosa ne faremo del comparto automotive?
«Uniamo all’attività tradizionale quella della consulenza aziendale: ora siamo professionisti moderni»
«Occorre necessariamente valutare anche i costi sociali oltre che i benefici affrontando simili trasformazioni».
Qual è il ruolo del commercialista, in uno scenario in cui digitale e sostenibilità sono due elementi imprescindibili per le aziende?
«Un ruolo strategico fondamentale, perché il commercialista è un consulente esperto, che affianca gli imprenditori e le imprese non solo per fisco e bilanci ma anche nell’area gestionale con piani aziendali, transizione green e digitalizzazione con tutto quello che ne discende. Oggi il commercialista unisce all’attività tradizionale quella della consulenza gestionale, ed è a fianco dell’impresa nella stesura dei piani aziendali, per investimenti o per aziende in crisi. Un professionista moderno».
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