Editoriale

Non pecchiamo d’accidia. Nulla di grande accade se si pensa in piccolo

di Erminio Bissolotti

Il sistema economico mondiale sta vivendo una trasformazione che Brescia non può sottovalutare. È il momento di pensare al mondo che verrà. La pandemia è stata una dura prova anche per il nostro tessuto produttivo, che ha comunque dato dimostrazione delle sue potenzialità. I risultati dell’analisi realizzata insieme all’Università degli Studi di Brescia e raccolta in Bilanci 2021 evidenzia l’ottima reazione alla crisi da Covid del comparto manifatturiero bresciano in termini di produttività, penetrazione dei mercati e capacità di produrre profitto. Non è questo il momento, però, di bearsi degli applausi compiacenti.

Considerato il prolungarsi dell’invasione russa in Ucraina e per effetto degli inesauribili rincari energetici, la Commissione europea prevede due trimestri di contrazione in tutta l’area Ue, con un Pil in crescita «solo» dello 0,3% nel nostro Paese a fine 2023. Le proiezioni del Fondo monetario internazionale e delle principali agenzie di rating sono perfino più pessimistiche. In altre parole, l’Italia è chiamata a un’altra prova di forza e non basterà resistere all’impatto di un nuovo shock.

Negli ultimi anni il Belpaese ha avuto diverse correzioni delle stime di crescita: alla fine di settembre ci si aspettava una frenata del Prodotto interno lordo rispetto al trimestre precedente, tra lo 0,1 e lo 0,2%, invece abbiamo registrato un aumento dello 0,5%. Peraltro è il dato migliore dell’area Ue, che con tutta probabilità ci porterà a chiudere il 2022 con un incremento del Pil del 3,9%. L’Italia, insomma, può intraprendere nuove sfide. Negli ultimi due anni si è confermata campione dell’export e Brescia le ha dato un significativo contributo (nelle pagine a seguire troverete un capitolo dedicato alla ripartizione del fatturato delle maggiori aziende della nostra provincia). Dall’inizio del 2021, nel nostro territorio sono anche aumentati gli investimenti, incidendo inevitabilmente su una buona percentuale di crescita del Pil nazionale. Tuttavia, gli sforzi dei nostri concittadini si mostrano ancora inferiori rispetto a quelli sostenuti da francesi e tedeschi.

Brescia ha dato dimostrazione di alta resilienza Non è il momento però di bearsi degli applausi

A distanza di quasi due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il senso d’urgenza generato dalla pandemia è fortunatamente venuto meno, ma c’è chi crede che tutti gli obiettivi prescritti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza siano già raggiunti. Purtroppo non è così. Il governo Draghi ha fatto un gran lavoro che gli ha permesso di realizzare importanti risultati. Oggi, comunque, sul tavolo del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni rimangono aperti diversi dossier: dal cuneo fiscale alle pensioni, dai sostegni a famiglie e imprese alla transizione ambientale e digitale. Dobbiamo ammettere, con ragionevolezza, che qualcosa non si potrà fare perché non ce lo possiamo permettere. Ma nulla di grande accade se si pensa in piccolo.

Resta innanzitutto la necessità di ridurre il rapporto tra debito e Pil rimettendo così i conti pubblici in ordine, ma nello stesso tempo non possiamo trascurare il fatto che i cambiamenti climatici avranno ripercussioni significative sulle nostre attività economiche, in tutti i settori. Accantonare, seppur temporaneamente, ad esempio, gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale sarebbe un errore enorme. La pigrizia, l’indifferenza o il disinteresse verso questi temi sono ingiustificati e immotivati. Peccheremmo d’accidia se pensassimo di poter ancora rimandare il problema della qualità dell’aria, della gestione dell’acqua, dell’approvvigionamento delle materie prime e di un’energia più pulita, magari senza neppure considerarli connessi e integrati all’attività d’impresa.

La ricerca realizzata con l’Università di Brescia mette così in evidenza lo stato di salute economica e finanziaria delle principali aziende bresciane di fronte a un orizzonte carico di incertezze, ma anche di grandi opportunità. Contestualmente, con i numeri raccolti e riportati nell'edizione cartacea e ampliati in quella digitale vi è anche l’intenzione di supportare gli operatori economici e le istituzioni a calibrare le loro scelte strategiche. Da quest’anno, il lettore troverà anche un paragrafo dedicato al tema «Lavoro».

Le famiglie, con le loro aziende, probabilmente si sono abituate a navigare nelle tempeste: bisogna sostenerle.

È il momento di pensare al sistema internazionale dei prossimi 20 anni con un nuovo paradigma. Che mondo vogliamo consegnare ai nostri figli?

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