Presidente Massimo Angelo Deldossi, lei ha sempre sostenuto che il Superbonus non vada considerato come «una spesa, ma un investimento dalle ricadute positive su società, ambiente e Pil». Questa agevolazione fiscale, però, sta pesando sulle casse del Paese ed è destinata a esaurirsi. Con quali conseguenze sulle imprese bresciane?
«Pur condividendo la necessità di chiudere la stagione del Superbonus per aprire una riflessione seria sul futuro dell’efficientamento degli edifici in Italia, a causa di una deadline troppo stringente (l’interruzione dei lavori sui condomini è prevista entro il 31 dicembre), la misura rischia di lasciare contenziosi, imprese fallite, famiglie disperate e lavori a metà, anche in territorio bresciano. Serve una proroga che permetta una conclusione ordinata della misura, evitando la perdita improvvisa di posti di lavoro. Resta aperta anche la questione crediti incagliati a cui far fronte per risolvere la grave situazione finanziaria di molte imprese del settore edilizio».
Eppure la transizione green degli immobili, prescritta dall’Europa, potrebbe interessare ancora molte famiglie italiane, tra cui una buona parte di quelle bresciane. Il costo di questa operazione, tuttavia, non può gravare sul portafoglio dei privati. Che supporto chiede al governo?
«Il mancato recepimento delle prescrizioni europee rischia di portare a pesanti sanzioni che graverebbero sul bilancio pubblico. Serve trovare un sistema di incentivi sostenibile per le finanze dello Stato e per il portafoglio delle famiglie proprietarie degli immobili. Solo attraverso una nuova Legge sulla rigenerazione urbana e incentivi fiscali ed economici adeguati (il Sismabonus Acquisti è un ottimo punto di partenza) si potrà pensare di strutturare una strategia efficace e sostenibile, che deve essere in grado di trovare un punto di equilibrio tra gli interessi alla tutela paesaggistica e gli obiettivi per l’efficientamento del patrimonio edilizio».
«Stiamo investendo risorse ed energie per mostrare ai giovani che l’edilizia non è più quella di una volta»
La carenza di lavoratori si sta rivelando un freno alla crescita delle imprese edili? Come pensate di ovviare a questo problema?
«Rinnovando l’immagine del comparto per attrarre le nuove generazioni, partendo dalla qualificata e strutturata offerta scolastica (scuole edili, istituti Cat, Its e corsi universitari). Stiamo investendo risorse ed energie per mostrare ai giovani che l’edilizia non è più quella di una volta. La componente digitale e l’attenzione ai temi della sostenibilità e della rigenerazione urbana si fanno strada trasformando il settore. Solo una variabile è rimasta fissa nel tempo: l’edilizia continua a garantire posti di lavoro. Sul fronte associativo si sta pensando a una Commissione nazionale specifica che promuova il “Sogno Edilizia”, sottolineando modernità del settore e opportunità professionali».
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