Anche sul comparto manifatturiero bresciano pesano le incertezze che contraddistinguono l’attuale contesto macroeconomico. Tuttavia, in almeno un paio di occasioni presidente Eugenio Massetti ha detto che le Pmi «e i nostri artigiani non stanno con le mani in mano ad aspettare soluzioni dall’alto». Insomma, le aziende bresciane come si stanno comportando?
«Assistiamo ad un rallentamento dell’economia, al prolungamento della guerra in Ucraina, all’escalation in Medio Oriente, ma è vero, le nostre imprese non stanno con le mani in mano e, in controtendenza, si consolida la crescita della domanda di lavoro. Un segnale positivo, ma che si scontra con l’ormai cronica mancanza di personale. A Brescia quasi la metà delle entrate è di difficile reperimento, senza contare che la carenza di lavoratori preparati e formati è la prima causa dell’incapacità delle imprese di far fronte alla crescita degli ordini. Aspetti che hanno indotto a premiare e valorizzare di più i propri dipendenti: un’impresa artigiana su tre ha riconosciuto premi di produzione ai lavoratori, una su quattro ha attivato collaborazioni con le scuole e ha introdotto pacchetti di welfare aziendale, e così via. Perché se qualche decennio fa i collaboratori erano in concorrenza tra di loro per i migliori posti nelle imprese, oggi il discorso si è capovolto. Sono sempre di più le aziende a essere in competizione tra loro per accaparrarsi i migliori collaboratori».
Uno dei temi che riguarderanno il futuro è senz’altro quello della sostenibilità. Da alcuni studi risulta che ora anche le Pmi hanno capito l’importanza di un business sostenibile e per questo motivo hanno intrapreso percorsi di sviluppo molto ambiziosi. Un trend che emerge anche dal vostro ultimo studio «Impronte d’impresa».
«Tra le tante sfide c’è quella della sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale»
«Tra le tante sfide, c’è di certo quella alla sostenibilità ambientale, ma non solo, anche quella sociale. Una consapevolezza che anche tra i nostri associati è cresciuta negli anni, creando un sempre più forte senso di responsabilità. Un’azienda sostenibile non è tale solo a livello comunicativo, di approccio verso i consumatori, ma anche a livello pratico, in ogni processo produttivo. Un percorso ormai iniziato ed irreversibile che è richiesto dai clienti, dagli investitori, ma soprattutto, dal nostro pianeta. Ecco perché continuiamo a guidare le imprese e ci spendiamo quotidianamente in formazione e iniziative che possano far cogliere la sostenibilità come obiettivo strategico e necessario che va fatto attraverso innovazione di processi e di tecnologie, capaci di sostenere comunque la crescita delle nostre imprese».
Pertanto se la carenza di lavoratori formati è tra i principali freni alla crescita delle imprese come pensate di ovviare a questo problema?
«Serve che scuole e imprese dialoghino e collaborino di più e, in questa direzione Confartigianato Imprese Brescia, promuove molte iniziative nella convinzione che solo facendo toccare e vedere da vicino i luoghi di lavoro e le molteplici possibilità di sbocco professionale, gli studenti possano orientarsi meglio nelle scelte che si troveranno a fare. Da una parte e dall’altra, imprese e scuole, devono aprire le proprie porte: non possiamo pensare che gli studenti imparino e scoprano i mestieri e li facciano poi con passione senza prima mostrarglieli da vicino. La causa del problema va ricercata innanzitutto nel forte calo delle nascite degli ultimi decenni, un tema strettamente correlato a quello della formazione. Oggi abbiamo ancora una carenza nell’offerta formativa: vorremmo che la politica e gli istituti si rivolgessero di più a noi per capire cosa serve davvero al mercato del lavoro. Su questo fronte che vede Confartigianato presente, pronta a fare la propria parte, si gioca la sfida del futuro».
L’analisi economica delle prime mille imprese per fatturato e delle 1000 Pmi cresciute di più negli ultimi 5 anni
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